La Valutazione Annuale del medico ospedaliero del SSN [Caso di Studio]

  • Ultima modifica dell'articolo:Luglio 31, 2019

valutazione annuale medico ospedaliero SSNMolte aziende sanitarie, si sa, comunicano gli obiettivi annuali di risultato spesso con molto ritardo rispetto ai tempi prestabiliti. Talvolta c’è anzi un atteggiamento a “gestire” questo delicato passaggio come un “obbligo burocratico”. Un po’ come quando andiamo in banca per firmare risme di fogli che tanto nessuno leggerà mai. E che cosa facciamo di solito in questi casi? Mettiamo la firma in modo automatico, convinti, chissà per quale ragione, che possa andare bene così.

 

Anche noi a volte ci caschiamo: sappiamo che dovremmo leggere attentamente quello che stiamo firmando, ma non lo facciamo per pigrizia o perché ci fidiamo del funzionario della banca che conosciamo da anni.

 

Se però qualcosa dovesse andare male, siamo consapevoli che un domani non avremo scuse: in quel documento c’è la nostra firma. Il fatto che non abbiamo letto quello che c’era scritto o che non abbiamo capito le conseguenze a cui andavamo incontro non ci assolveranno dalla leggerezza compiuta, anzi aggraveranno la nostra posizione, perché l’unica cosa che non avremmo dovuto fare l’abbiamo fatta: abbiamo firmato il documento senza averlo letto.

 

Questo stesso discorso vale anche per la valutazione annuale del medico. La valutazione non è un adempimento burocratico da prendere con leggerezza.

 

È necessario leggere quello che c’è scritto sulla scheda di valutazione, verificare quanti punti vengono attribuiti nella varie voci, verificare il punteggio complessivo riconosciuto e, soprattutto, fatta la sommatoria dei vari punti, accertarsi se la valutazione è positiva o negativa.

 

Se la valutazione è negativa e tu medico non sei d’accordo con il punteggio attribuito, allora devi lasciare traccia scritta del tuo dissenso e attivare la procedura di riesame della valutazione. Non dimentichiamo che la valutazione negativa può essere utilizzata come strumento di “punizione”, magari per aver manifestato in passato un dissenso. Queste situazioni sono purtroppo reali.

 

Diventare inconsapevolmente complici di questa situazione ha effetti devastanti: forse non lo sai, ma tra gli effetti della valutazione annuale negativa non esiste solo la “sanzione” del mancato pagamento del premio di risultato.

 

Il rischio è molto più elevato e riguarda la tua carriera: l’Azienda, a fronte di una tua valutazione negativa può revocarti, in via anticipata, l’incarico ricoperto e attribuirti un altro incarico di valore economico inferiore.

 

Se poi sei “recidivo”, l’Azienda potrebbe arrivare, nei casi più estremi, al licenziamento per scarso rendimento (conseguenza tipica del lavoro dirigenziale).

 

Come vedi, la valutazione richiede la massima attenzione da parte tua e, se hai dubbi e non sai come fare, devi rivolgiti a un esperto.

 

Fatta questa premessa, vengo quindi al case study di questo mese che, come anticipato, riguarda un medico radiologo. La dottoressa si era rivolta a noi dopo essersi vista consegnare le schede di valutazione annuale totalmente in bianco; non solo, le era anche stato chiesto di firmarle sulla fiducia, senza che fossero stati riportati i punteggi per le singole voci della valutazione.

 

Il documento conteneva anche riferimenti alla valutazione intermedia (mai svolta). Il suo timore, nel caso specifico, era di incorrere in un disciplinare qualora si fosse rifiutata di firmare.

 

Dopo averla tranquillizzata l’abbiamo invitata a riflettere… Firmare la scheda di valutazione in bianco, cedendo alle proprie paure, avrebbe significato mettere il proprio destino, la carriera, nelle mani di altri. Cosa da non fare nel modo più assoluto. Che garanzie poteva avere che il punteggio sulla scheda firmata in bianco sarebbe stato per lei soddisfacente? Nessuna.

 

Se dopo la firma del foglio in bianco, il giudizio finale fosse stato complessivamente negativo, sarebbe stato impossibile per la dottoressa rimediare alla situazione. Firmando una scheda di valutazione in bianco non avrebbe potuto rimediare a una penalizzazione economica (niente premio di risultato) o di carriera.

 

È evidente che una simile modalità di “gestione” (da parte dell’Azienda) è contraria ai principi di trasparenza, di informazione e partecipazione del valutato previsti dal Contratto Collettivo della Dirigenza Medica.

 

La valutazione è un processo con cadenze, tempi e regole precise e deve essere effettiva, non si svolge solo sulla carta, non è una formalità.

 

La valutazione intermedia è un presupposto necessario per arrivare alla valutazione finale. Si svolge a metà anno e consiste in un incontro tra il “primario” (valutatore) e il medico (soggetto valutato). Il “primario” comunica eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi e il medico ha così il tempo e il modo di rimediare, evitando di subire gli effetti della valutazione negativa.

 

Adesso ti starai domandando: come è andata poi a finire? La soluzione escogitata è stata meno traumatica del previsto. Nessun contenzioso, nessuna minaccia di causa. Ci siamo proposti di farle da ghostwriter, predisponendo il testo di una comunicazione inviata all’Azienda, firmata solo dalla dottoressa, con la quale:

 

1. Comunicava di aver ricevuto la scheda di valutazione per l’anno antecedente, con contestuale richiesta di firma in calce;

 

2. Faceva notare che la scheda non riportava alcun punteggio; che non vi era alcun riferimento alla valutazione intermedia e che non era indicata la data della valutazione finale.

 

Inviata la comunicazione, l’Azienda ha fatto avere alla dottoressa, nel giro di pochissimo tempo, una scheda completa dei punteggi e dei giudizi e non più una scheda in bianco. Successivamente, si è svolto il normale processo di valutazione (colloquio con il valutatore) e la valutazione si è conclusa positivamente.

 

La nostra esperienza di esperti in materia di sanità e di “ghostwriter dei medici” ci insegna che le Aziende sanitarie sono più predisposte a ragionare se il medico dimostra di sollevare il dito, chiedere spiegazioni, delucidazioni e dando prova di essere consapevole dei propri diritti, senza dover fare necessariamente causa.

 

Ci rivediamo presto con un altro “Case Study”!

 

 

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