Medici e pazienti sui social network: qualche dato statistico

  • Ultima modifica dell'articolo:Febbraio 7, 2019

i social network per il medicoViviamo nell’epoca di Internet. In particolare, i social network hanno un peso crescente nella nostra società. Queste piattaforme “virtuali” influenzano la vita di tutti noi. Di più: influenzano anche la nostra attività professionale quotidiana. E questo è vero anche per chi è medico.

 

Oggi come oggi, è bene che anche gli operatori di medicina tengano conto che i social network affiancano (e in qualche caso sostituiscono) i media tradizionali. I dati ci mostrano una realtà consolidata: le persone dedicano molto tempo alla navigazione su Facebook, Instagram, Twitter ecc. In media, un Italiano naviga sui social per quasi due ore al giorno. Queste persone sono spesso anche pazienti. E sui social cercano risposte a quesiti che riguardano la loro salute (e quella dei loro cari).

 

Citiamo qualche statistica in merito. Partiamo da alcuni dati di respiro generale. Nel nostro Paese, Facebook ha oltre 35 milioni di utenti attivi su base mensile. YouTube è sui 24 milioni (ma ci sono stime che indicano numeri più alti). Segue Instagram, con 19 milioni di utenti. LinkedIn, il social network dei professionisti, è arrivato di recente a superare la quota dei 12 milioni di utenti attivi. Twitter ne conta invece 8 milioni. A seguire, troviamo piattaforme un po’ meno diffuse, ma che contano comunque vari milioni di iscritti in Italia. Parliamo per esempio di Pinterest, Snapchat e Google+ (anche se quest’ultimo è prossimo alla chiusura).

 

I medici sono anch’essi sui social? Certo che sì. Le statistiche mostrano che oltre l’80% dei medici trascorre più di un’ora al giorno connesso in Rete. Un medico naviga di preferenza attraverso i dispositivi mobili (smartphone e tablet). In particolare, la sua attività online si concentra proprio sui social network: oltre il 90% dei medici ha un profilo personale su almeno una piattaforma social. La più gettonata è Facebook, con l’82% delle preferenze. Seguono, con un certo distacco ma numeri non trascurabili, Instagram (41%) e LinkedIn (37%).

 

La cosa ancor più interessante è che il digitale ha contribuito a modificare la relazione tra medico e paziente. È questo un fenomeno oramai irreversibile, che aumenterà di portata sempre di più nel futuro. Va quindi riconosciuto, analizzato e fronteggiato al meglio.

 

Ma questo cambiamento è positivo o negativo? Senz’altro è positivo, ben sapendo che il web (e in particolare i social) non sostituiscono il dialogo diretto medico-paziente. Lo affiancano, semmai, e gli danno una nuova prospettiva. Quindi, l’ottica è la complementarietà, e non certo la sostituzione.

 

Ad ogni modo, il quadro è quello dipinto dai numeri sopra citati. C’è quindi bisogno di una maggiore capacità da parte dei medici di presidiare la Rete. Con quale obiettivo? Quello di rendere reperibili informazioni che siano esatte e puntuali, togliendo così visibilità e attrattiva a fonti poco autorevoli, che rappresentano sempre un potenziale pericolo per la salute del paziente.

 

Tornando a citare qualche statistica, notiamo che i pazienti più attivi sui social network sono quelli affetti da patologie croniche. Ci riferiamo soprattutto a persone affette da cancro, diabete e malattie cardiovascolari.

 

Analizzando i comportamenti di questi pazienti, alcune ricerche hanno dimostrato che i social esercitano un’influenza su di loro. Possono cioè effettivamente orientare la loro decisione di rivolgersi al parere di un particolare specialista. Possono anche influenzare la loro propensione alla scelta di una terapia invece di un’altra. Ecco un ulteriore motivo perché il medico riesca a farsi trovare presente sulle piattaforme, pronto a raccogliere queste necessità e, dove possibile, convogliarle su un canale specifico.

 

È insomma fondamentale per il clinico padroneggiare l’uso corretto dei social media, per comunicare adeguatamente con la tipologia di pazienti a lui pertinente. I pazienti, dal canto loro, non chiedono che questo. Infatti, come indicano gli studi statistici, sono molto motivati alla ricerca di informazioni sulla propria patologia. Sono cioè alla ricerca di opinioni, indicazioni, consigli autorevoli.

 

Se il medico intercetta questi bisogni, potrebbe per esempio indirizzarli verso il proprio sito o blog personale, stabilendo così un canale comunicativo privilegiato. Teniamo presente che oltre due terzi dei pazienti dichiarano di fidarsi dei post pubblicati dai medici (è indifferente se tali contenuti sono postati sui social o sui blog). Pertanto, i social network rappresentano nei fatti un efficace mezzo di comunicazione. Sono cioè un luogo ideale per educare il paziente e sottrarlo al fai-da-te o all’informazione scorretta da parte di realtà che non appartengono al mondo scientifico.

 

Arrivati qui, è bene precisare che ogni social network ha una propria grammatica di comunicazione. Non si può quindi comunicare allo stesso modo su Facebook o su Twitter. Questo perché le peculiarità del mezzo influenzano il messaggio.

 

Che cosa comporta ciò per il medico? In estrema sintesi, si rende necessaria la conoscenza del singolo strumento. Infatti, per quanto i social network ci paiano intuitivi, nascondono delle insidie. La buona notizia è che, con un minimo di padronanza del mezzo, si può evitare di scivolare in situazioni che potrebbero non condurre al risultato voluto.

 

Nei prossimi articoli parleremo proprio di queste cose. Ci concentreremo in particolare sull’uso che un medico può fare di Facebook, LinkedIn, Twitter, YouTube.

 

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