Se sei un medico, ogni giorno, recandoti al lavoro, ti esponi al fuoco incrociato del “poker delle responsabilità”: responsabilità penale, responsabilità civile, responsabilità amministrativa e responsabilità disciplinare.
I casi di responsabilità disciplinare sono tra i più ricorrenti (sebbene non facciano notizia come un’informazione di garanzia notificato dalla Procura della Repubblica).
Un ordine di servizio non rispettato, un incarico di lavoro non svolto a dovere o non eseguito per intero, l’accusa di aver svolto una prestazione in regime di libera professione durante l’orario istituzionale, il diverbio con un collega o con il proprio superiore (tutti casi che ho affrontato anche recentemente) espongono il medico del S.S.N. alla c.d. “contestazione di addebito”.
I casi di contestazione disciplinare a carico di dirigenti medici per fatti o circostanze di servizio (che esulano molto spesso da ipotesi di “malpractice medica”) sono sempre più frequenti, soprattutto nelle strutture sanitarie pubbliche. La scarsità di risorse economiche, oltreché umane, unita alla pressante richiesta di obiettivi di risultato sempre più stringenti da parte delle direzioni sanitarie, crea tensione… soprattutto a livello organizzativo. E la tensione, si sa, se non adeguatamente allentata genera frizioni e inefficienze. Quando ciò accade, l’Azienda interviene con la c.d. “contestazione di addebito” (o anche “contestazione disciplinare”).
Molti medici tendono però a sottovalutare le conseguenze di un procedimento disciplinare. Spesso si è infatti portati a pensare che, in fin dei conti, una contestazione disciplinare sia meno grave rispetto alla convocazione telefonica da parte della locale stazione di Polizia o dei Carabinieri (ne ho parlato qui) o rispetto all’essere indagato in un processo penale.
Tuttavia, una contestazione disciplinare ha effetti molto negativi non solo per la carriera, ma soprattutto per le “tasche” del medico. In effetti, la sanzione disciplinare incide, fin da subito, sulla valutazione professionale, e quindi sul premio di risultato di fine anno. Non solo: statisticamente, è molto più probabile per un medico ospedaliero ricevere nel corso della propria carriera una o più contestazioni disciplinari che non un avviso di garanzia.
Se temi di ricevere una contestazione disciplinare e ti chiedi come scoprire se l’hai ricevuta, ti consiglio di controllare periodicamente la tua posta elettronica certificata aziendale (PEC). La PEC è una delle forme per notificare gli atti, anche tra datore di lavoro e dipendente. La PEC, oltre alla contestazione specifica dei fatti, conterrà anche la formale convocazione per presentarti davanti alla “Commissione Istituita in seno all’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari” (con l’indicazione di data e ora).
Che fare se hai ricevuto una contestazione disciplinare? Devi preparare con cura la tua difesa, non lasciando nulla all’improvvisazione. Il mio consiglio è quello di rivolgerti a un avvocato esperto (uno specialista in materie sanitarie, cosa che si rivela fondamentale in questo campo) o anche a un rappresentante sindacale. Magari al segretario aziendale della tua organizzazione sindacale (se sei iscritto a un sindacato).
Inoltre, ti sconsiglio vivamente di presentarti davanti alla Commissione Disciplinare da solo. Ciò che dici davanti alla Commissione viene sempre verbalizzato, quindi devi sapere esattamente come comportarti, altrimenti è meglio non presentarti e depositare una “memoria scritta” a tua difesa (è un diritto previsto dalla legge). Anche in tal caso, però, la memoria andrà redatta da un avvocato specialista in materie sanitarie o preparata con l’aiuto della tua organizzazione sindacale (se sei iscritto a un sindacato).
Le contestazioni disciplinari, di solito, hanno diretta attinenza con l’organizzazione del lavoro. Questo, in realtà, offre molti spunti per una difesa efficace. Mi piace infatti ricordare che il medico non ha solo doveri nei confronti della propria Azienda, ma anche molti diritti e molte prerogative, talvolta sconosciute o sottostimate. Conoscere la macchina organizzativa pubblica (e le regole che la governano) fa la differenza, soprattutto in un segmento così specifico come quello della Sanità.
Scegliere di non difendersi (perché magari così ci è stato consigliato da “qualcuno”) oppure scegliere di difendersi da soli o non difendersi in modo adeguato aumenta enormemente le probabilità di una sanzione disciplinare. Un provvedimento che, nei casi più gravi, può sfociare nel licenziamento o, come spesso capita, nella sospensione dal servizio e dalla retribuzione fino a un massimo di sei mesi.
Ma ci sono anche altri risvolti negativi (più subdoli e pericolosi) per il medico che decide di non difendersi adeguatamente in un procedimento disciplinare. Innanzitutto, la sanzione, se irrogata (qualunque essa sia), rimane nel fascicolo personale per i successivi due anni. In secondo luogo, la sanzione disciplinare può incidere in modo negativo sulla valutazione professionale e, pertanto, sulle prospettive di carriera.
In concreto, quindi, quali sono i passi fondamentali da fare se ricevi una contestazione disciplinare?
1. Innanzitutto, devi recarti all’Ufficio del Personale e lì chiedere di consultare il dossier del procedimento disciplinare a tuo carico. Chiedi la copia dei documenti contenuti nel fascicolo, così da scoprire su quali elementi si fonda l’accusa che ti viene rivolta dall’Azienda. Ti consiglio di attivarti subito, magari il giorno stesso o il giorno dopo aver ricevuto la notifica della contestazione disciplinare. Tra la richiesta della visione del fascicolo e il momento in cui l’Ufficio del Personale ti consegnerà i documenti che hai richiesto trascorre del tempo prezioso, utile ad allestire una difesa efficace.
2. Il secondo passo per la tua difesa è quello di farti assistere da un avvocato specializzato in legislazione sanitaria o da un rappresentante sindacale (se sei iscritto a un sindacato), a cui consegnerai copia del fascicolo del procedimento disciplinare. Io consiglio sempre di redigere e consegnare al proprio difensore anche una relazione scritta sui fatti, che dovrà essere più dettagliata possibile. Mettere per iscritto nomi, orari, circostanze e dettagli anche apparentemente insignificanti aiuta molto a ricostruire correttamente la dinamica o la concatenazione dei fatti, stabilendo le responsabilità dei soggetti coinvolti.
3. Il terzo passo per la tua difesa (questa è una valutazione da fare con l’avvocato o con la tua organizzazione sindacale) è quello di preparare per tempo una memoria difensiva scritta, da inviare entro il giorno della convocazione davanti alla Commissione Disciplinare. Potrai anche decidere di presentarti il giorno della convocazione davanti alla Commissione Disciplinare e depositare in quel momento la memoria a tua difesa (accompagnato dal tuo avvocato o dal rappresentante sindacale di tua fiducia, mai da solo, lo ripeto). Anche questa è una scelta strategica che ti consiglio di concordare con il tuo avvocato o con la tua organizzazione sindacale (se sei iscritto a un sindacato).
4. Il quarto, ed ultimo passo, è di informare immediatamente la tua compagnia di assicurazione, se hai stipulato una polizza a copertura delle spese legali per il contenzioso del lavoro (soluzione vivamente consigliata). Una sanzione disciplinare può essere sempre impugnata davanti al Tribunale del lavoro per ottenerne l’annullamento.
Una contestazione disciplinare può incidere molto negativamente sul tuo percorso di carriera e sulla progressione del tuo stipendio. Chiedere l’aiuto di un avvocato esperto di responsabilità e legislazione sanitaria ti dà la massima garanzia di tutela per te, per il tuo patrimonio e per la tua carriera professionale.
Se hai ricevuto una contestazione disciplinare o sei stato protagonista di fatti o circostanze che a tuo giudizio ti espongono a una contestazione di addebito, contattami dal link qui sotto ed esponimi il tuo caso.